sabato 31 gennaio 2009

la mia pasta madre

La mia pasta madre di solo farro, fatta da me e sulla quale ho tanto disperato ha finalmente deciso di fare il suo lavoro.... funziona!!!!
E' difficile descrivere la mia felicità, penso che chi ha fatto lo stesso percorso possa capire, questo blob qua:

per creare il quale avevo seguito le istruzioni del libro "Facciamo il pane" di Annalisa De Luca facendo le mie solite mille varianti (tra cui alcune non necessarie...), mi ha fatto dannare! Ero partita con le mie migliori intenzioni, avevo pensato di fotografare e documentare tutti i passaggi, se non altro per verificare se e dove ci fosse stato un problema o quando avesse iniziato ad essere attiva.
Tutto funzionava a meraviglia, al quinto giorno (come si vede nella terza foto) sembrava già essere attiva, per cui ho fatto le mie prove di lievitazione ma... niente! Allora ho continuato a nutrirla e a rinnovarla ogni due giorni, creando così un blob immenso, che ho cercato di smaltire come meglio potevo (non sopporto quelle indicazioni su come fare la pasta madre che ti dicono di BUTTARE una parte dell'impasto... per cui avevo optato per l'utilizzo nella panificazione della pasta madre in eccesso), al quindicesimo giorno avevo prodotto pane che neanche un panificio, producendo pane di grano (non per me ovviamente), di farro, ai semi di sesamo, di girasole, con semi misti (detto anche pane panda), alle olive, bianco, semi-integrale... e non sto scherzando, quando dico che l'ho fatto l'ho fatto davvero, ecco le prove di una piccola parte della produzione:
ho anche provato a farci la schiacciata e i grissini...
Insomma il mio freezer a questo punto è pieno-strapieno di pane... anche i miei vicini ne hanno beneficiato e adesso hanno cominciato anche loro a panificare (contagioso, eh?).
Le indicazioni che ho seguito non proprio alla lettera non ve le metterò qui, piuttosto vi integro quelle informazioni con la mia, seppur piccola, esperienza.. ché mi sembra più utile visto che ho ottenuto una pasta madre di farro PURA, ecco i passaggi:
1) Mescolare insieme 200 gr di farina farro (preferibilmente semi-integrale), una mela con la buccia tagliata a spicchi (possibilmente dei dintorni), un cucchiaino di miele (anche questo possibilmente dei dintorni) e 200 gr di acqua non clorata.
Coprire con un telo pulito e asciutto e lasciarlo "riposare" (in realtà non riposa affatto, comincia a lavorare!) 48 ore in un posto non ventilato e non freddo (la temperatura ideale per l'impasto è tra i 20 e i 25°). Ogni tanto, se capita, mescolate un pochino: facilita la distribuzione dei lieviti che si stanno formando nell'impasto e stimola il processo complessivo.
2) Dopo 48 ore l'impasto potrebbe presentarsi coperto da una crosta, nel caso toglierla e buttarla via, mescolare e aggiungere 100 gr di acqua e 100 gr di farina. Coprire nuovamente e lasciare riposare altre 48 ore.
Ripetere questo passaggio 3-4 volte, riportando ogni volta il peso iniziale della pasta madre, ovvero quello a cui aggiungere farina e acqua, a 400 gr, quindi, teoricamente, ogni volta "eliminerete" poco più di 200 gr di impasto, che potete mettere da parte per panificare (in frigo si conserva molto bene, ovviamente sarà necessario rinnovare subito anche questo, aggiungendo un pochino di farina e acqua, per fargli perdere il sapore acidulo).
Dopo aver ripetuto 3-4 volte le operazioni descritte al punto 2 sulla superficie dell'impasto dovrebbero essere presenti delle bollicine, questo è l'indicatore che la pasta madre comincia ad essere attiva.
Se non ci fossero bollicine continuare a rinfrescare l'impasto ogni 48 ore come descritto nella fase 2.
Se, al contrario, le bollicine sono evidenti, togliere l'eventuale crosta, aggiungere 200 gr di acqua e 200 gr di farina e lasciare riposare per 24 ore. Continuare a rinfrescare così ogni 24 ore finché l'impasto comincia a lievitare. Togliere la mela e... buona panificazione!

Le indicazioni originali prevedono di mescolare 100 gr di farina di segale con 100 gr di farina di frumento integrale, pare che la farina di segale sia molto importante in questo processo, ma io, che non ce l'avevo in casa, non l'ho usata e la mia pasta madre sembra funzionare benissimo adesso! Per cui tutto sta nell'avere fiducia e persistere, anche se vi sembrerà che non si attivi continuate a rinnovare fino a che, un bel giorno, vi accorgerete che sta facendo il suo lavoro!
Il "gioco" vale veramente la pena se non avete nessuno che vi possa dare la pasta madre o se ne volete una non contaminata, perché un giorno avrete davanti questo spettacolo:
... che vi renderà molto contenti di averci provato!
La pasta madre si può conservare in frigo in un barattolo chiuso e deve essere rinfrescata prima di utilizzarla.
I tempi di panificazione sono sensibilmente più lunghi che con un lievito industriale... ma il gusto, nonché la vostra capacità di digerire il pane, ne guadagneranno (perché si crea un impasto, un po' come per lo yogourth, "pre-digerito", in cui il processo di lievitazione è compiuto, per cui non terminerà nel vostro stomaco!)

I tempi sono questi:
1. rinnovare la pasta madre: pesarla e mettere per ogni 100 gr di impasto uguale quantità di farina e metà di acqua, p.e. se la mia pasta madre pesa 150 gr metterò 150 gr di farina e 75 gr di acqua, coprire e lasciare riposare (fuori dal frigo e coperta) per 8 ore. Ovviamente di questa se ne utilizzerà la metà, l'altra metà tornerà in frigo per la prossima volta.
2. impastare il pane e lasciare riposare per altre 8 ore (o finché l'impasto non è raddoppiato) prima di infornare.

Un'ultima cosa: la vitalità della pasta madre può essere testata in qualsiasi momento aggiungendo 50 gr di acqua e 100 gr di farina per ogni etto di pasta madre: se il volume raddoppia entro le 4-5 ore successive è pronta, altrimenti è meglio proseguire con i rinfreschi giornalieri se siete ancora nella fase di preparazione della pasta madre, oppure fare comunque 2-3 rinfreschi giornalieri nel caso la vostra pasta madre stia semplicemente perdendo vitalità.

venerdì 30 gennaio 2009

dove si narra di cefali, gatti e segnalibri


Un originale segnalibro (un melograno tutto beccato dagli uccelli colto stasera nel mio giardino) per una ricetta da seguire passo passo, visto che non l'avevo mai fatta prima... e come i grandi insegnano: perché non aspettare di avere degli invitati per provare qualcosa di diverso?? (un mio amico mi diceva sempre che la sua compagna lo faceva disperare proprio perché provava sempre ricette nuove quando invitavano qualcuno a cena.... eh, eh!)

Stasera pesce... l'idea mi piaceva e questi cefali aspettavano nel freezer il momento giusto per essere cucinati come si deve ma... mai mangiato prima il cefalo! quindi non sapevo cosa aspettarmi... i pescatori che riforniscono il gas mi avevano detto essere simile al tonno, ma secondo me non ha molto a che vedere.
Comunque sia il caso ha voluto che le intuizioni si siano magicamente unite ad una ricetta trovata sul "Cucchiaio azzurro" e così ne esce questa buonissima versione testata stasera.... a prova di invitato!

Cefali in salsa di acciughe


ingredienti
600 gr di filetti di cefali, 1 cipolla bianca o 3 scalogni, un mazzetto di prezzemolo, una foglia di alloro, 30 gr di capperi, 6 filetti di acciughe, 1 ctav di farina, 25 gr di burro, olio evo, sale, pepe

Preparare una marinata con olio, scalogni o cipolla affettati, prezzemolo e alloro tritati grossolanamente, sale e pepe e lasciarvi riposare i cefali (lontano da nasi di gatti curiosi) per un'ora, un'ora e mezzo.
Scolare i filetti e disporli in una pirofila, rimettere la marinata con un pochino dell'olio e far cuocere in forno a 170° C per mezz'ora massimo.
Nel frattempo preparare una salsina facendo sciogliere il burro in una padella, quindi aggiungere la farina, mescolare bene e, solo dopo, aggiungere le acciughe e i capperi tritati. Far amalgamare bene mescolando di tanto in tanto.
Sistemare i cefali su un piatto da portata e napparli con la salsa alle acciughe. Buon appetito!

ps l'invitato in questione ha apprezzato! ;-)

martedì 27 gennaio 2009

Quiche zucca e trevigiano


Tanto per non smentirsi e continuare con il periodo arancione, prima che la stagione delle zucche (quest'anno veramente lunga) finisca mi affretto a fare questa quiche, che è una delle mie preferite quest'anno!

La ricetta originale viene dal cavoletto di bruxelles, ma anche questa ha subito sostanziali modifiche, perché troppe erano le cose che non potevo mangiare... il risultato è molto interessante.

Una delle scoperte (per me) di questa ricetta è l'impasto per la base... veramente notevole! Io non inseguo i grandi nomi della cucina, non leggo riviste patinate, mi piace la cucina semplice, quotidiana, fatta di avanzi, di "cosa mi invento oggi?", di ricette raccontate e di ispirazioni momentanee... traggo spesso ispirazione dal cavoletto, che è una fonte sicura e, a sua volta, il cavoletto ha pubblicato questa ricetta di pate à quiche di Christophe Felder... beh, è il caso di dire che mi sono innamorata!



Quiche zucca e trevigiano


la pate à quiche


200 gr di farina di farro

90 gr di burro di capra

5 gr di sale

20 gr di acqua

1 uovo


Lavorare insieme la farina, il sale e il burro in una ciotola, fino a far assorbire il burro alla farina.

Aggiungere l'uovo e l'acqua e impastare velocemente fino ad ottenere un impasto omogeneo (volendo con la planetaria a velocità 1, con la frusta a foglia).

Far riposare 2 ore in frigorifero avvolta nella pellicola o nella ciotola in cui l'avete preparata, coperta con un piatto.


il ripieno


400 gr di zucca

1 radicchio trevigiano medio o 2 piccoli

1 cipolla

50 gr di formaggio di capra stagionato

50 gr di formaggio di capra fresco (ma sempre tipo pecorino)

2 uova

1 tuorlo

una spolverata di noce moscata

sale & pepe


Pulire le verdure. Affettare la cipolla, tagliare il radicchio a listarelle e la zucca a dadini piccoli.

Far appassire leggermente la cipolla in una padella capiente, quindi aggiungere il radicchio, la zucca e un paio di cucchiai di acqua e lasciar cuocere 10-15 minuti (la zucca deve cominciare ad ammorbidirsi).

A fine cottura salare, pepare, spolverare con la noce moscata.

Mescolare insieme le uova, il tuorlo e il caprino stagionato, sale e pepe.

Tagliare il caprino fresco a listarelle fini o, se preferite, grattugiarlo e tenerlo separato da tutto il resto.


Pre-riscaldare il forno a 180°.

Stendere la pasta e rivestire uno stampo (io ne ho usato uno di ceramica da 24 cm), bucherellare il fondo con la punta di una forchetta, distribuire la zucca e il radicchio sul fondo, aggiungere il composto con le uova e quindi il formaggio a listarelle (o grattugiato).

Infornare per 40-45 minuti. Lasciare intiepidire prima di servire.

E' ottima sia come antipasto che come piatto unico con un'insalatina mista.

lunedì 26 gennaio 2009

biscotti al cioccolato al profumo d'arancio

Questi biscotti nascono da un adattamento (uno dei tanti) di una ricetta del cavoletto di bruxelles, diciamo però che ne esce stravolta, perché tra esigenze e preferenze ne ho cambiato il profumo in maniera sostanziale!

Ne approfitto per chiedervi un aiutino: voi come vi comportate con questi biscotti burrosi che tendono a "sedersi" durante la cottura?? io stavolta me ne sono allegramente fregata e ho aspettato di tirarli fuori dal forno per tagliarli delle dimensioni che volevo, ma esistono dei trucchi per farli rimanere in forma? c'è chi dice che basta mettere l'impasto nel congelatore mezz'ora e poi metterlo nel frigo fino al momento in cui tagliare i biscotti e metterli (subitissimo!) in forno, c'è chi sostiene che il trucco sia la bassa temperatura del forno (160°), altri mettono l'ammoniaca (che a me non piace...), voi come fate??


Biscotti al cioccolato al profumo di arancio

230 gr di cioccolato fondente
270 gr di farina di farro

225 gr di burro di capra

165 gr di zucchero di canna
75 gr di zucchero bianco
46 gr di cacao in polvere
8 gr di bicarbonato di sodio
la scorza grattugiata di un'arancia
(se necessario il succo dell'arancia)

Tritare il cioccolato (con il mixer). Mescolare insieme la farina, il cacao e il bicarbonato.
Far ammorbidire il burro e unirlo ai due tipi di zucchero e la scorza d'arancia grattugiata (nella planetaria a velocità 1 con la frusta "a foglia"), quindi aggiungere la farina mescolata con il cacao e il bicarbonato e il cioccolato tritato.
Lavorare l'impasto il meno possibile, anche se state usando la planetaria, nel caso l'impasto rimanesse troppo asciutto aggiungere il succo dell'arancia, un cucchiaio alla volta, fino ad ottenere la consistenza giusta (io ne ho aggiunti 3).
Dividere l'impasto in due parti e formare dei salsicciotti che, avvolti nella carta da forno, metterete in frigo a riposare per almeno un'ora (questo trucco per fare i biscotti è una genialata che si adatta a tutte le ricette di biscotti tipo frollini!).
Tagliare i salsicciotti a fette di un cm (anche se sembra molto la misura è giusta!) e disporle su una teglia sulla quale avrete messo della carta da forno.
Far cuocere a 170° per 12-15 minuti.

Non fate come me.. non portateli al lavoro: ve li mangeranno tutti!! :P

giovedì 22 gennaio 2009

pranzo di lavoro



Come capirete sicuramente dall'immagine, non un pranzo di lavoro di quelli "seri"... nooooo... piuttosto uno di quelli in cui ti porti la gamella da casa con le tue cosine cucinate la mattina prima di uscire o la sera prima! Quello che faccio praticamente sempre quando vado in ufficio insomma!
Questa volta la mia gamella è particolarmente piacevole.... Premetto che versione originale assaggiata in umbria prevedeva l'utilizzo di carne di cappone e le polpette erano molto più compatte di come le faccio io... ma, ci sono due ma, il primo: io non amo molto i volatili, l'unica carne sulla quale non faccio troppe storie è il pollo e solo nella sua forma più anonima: il petto di pollo, per cui eccolo qua; secondo: a me le polpette piacciono meno compatte... forse addirittura le definirei meno carnose rispetto a quello che erano, ma qui andrebbe aperta una grossa parentesi per approfondire il perché e il per come (12 anni vegetariana?) e non è il caso... basti dire che la carne non è proprio il mio forte in cucina.. so cucinarla in 3-4 modi a dir tanto (e il barbecue è uno di questi ;-)).

Le polpette umbre all'arancia

ingredienti
400 gr di macinato
200 gr di petti di pollo macinati
1 uovo
10-12 scalogni
4-5 cucchiai di formaggio grattugiato (io ho usato un formaggio tipo pecorino ma di capra.. ma teoricamente ci potete mettere ciò che più vi piace!)
pan grattato qb
la buccia grattugiata di un arancio bio (ovvio!)

per il condimento
passata di pomodoro
1 spicchio di aglio
olio

Affettare gli scalogni e farli cuocere in padella con un filino di olio (io uso molto pochi grassi in cucina, preferisco l'olio al burro - che sostituisco il più possibile - ma cerco comunque di usarne il minimo indispensabile.. e anche meno, preferendo di gran lunga mangiarmi una bruschetta con l'olio crudo! uso sempre e comunque olio extra vergine di oliva bio).
Mescolare insieme i due tipi di carne, poi aggiungere il formaggio, l'uovo, gli scalogni, la buccia dell'arancio e una parte di pangrattato (la quantità totale di pangrattato è difficile da dirsi... l'impasto finale deve essere maneggiabile, non essere troppo appiccicoso ma neanche sgretolarsi) amalgamare bene tutto, quindi formare delle palline e passarle in un piatto con del pangrattato dentro.
Pre-riscaldare una padella grande, con poco più di un cucchiaio di olio, poi mettere le polpette e lasciarle cuocere, girandole solo quando saranno ben rosolate.
Nel frattempo cuocere il sughetto di pomodoro (che siccome mi era piaciuto nella sua versione molto leggera ho provato a replicare a modo mio), in una padella mettere della passata di pomodoro, uno spicchio di aglio intero (ma sbucciato) e un cucchiaio di olio, far ritirare e, a fine cottura, togliere lo spicchio di aglio.
Anche così, il giorno dopo nella gamella, a me sono piaciute tanto!

martedì 20 gennaio 2009

il calzone intollerante





In questi giorni sto litigando con la mia pasta madre... o meglio: quello che dovrebbe essere la mia pasta madre! Presa da una follia inspiegabile ho deciso di farmela da me, perché ne avevo una un po' deboluccia e convertita al farro a partire da una pasta madre di grano, per cui ne volevo fare una "non contaminata".

Facile da dire... più difficile da fare, sopratutto quando si fa di testa propria e si cambia proprio tutto ciò che ci viene in mente!!
Da brava pioniera e blogger in erba ho fotografato tutte le fasi, la pasta madre prima e dopo il rinnovo, dopo 24 - 48 -72 ore.... insomma ora sono 15 giorni che sto dietro ad un blob che non si decide a diventare pasta madre!
E con tutti gli avanzi che produco continuo a panificare come se fossimo in un panificio industriale, faccio pani e panini di tutte le forme (e questo è l'aspetto più divertente!) che congelo, ma anche pizze, focacce, calzoni... e questa è la mia ricetta di calzone "intollerante" (al latte, al grano...).


Il calzone intollerante

ingredienti per 2 calzoni

per l'impasto:
450 gr di farina bianca di farro
250 gr di acqua tiepida
1 ctav di olio
10 gr di sale
200 gr di pasta madre già rinnovata e riposata

per il ripieno
4 fette di prosciutto cotto (senza latte!)
2 mazzi di bietole (cotte e saltate in padella per eliminare l'acqua in eccesso)
qb formaggio di capra filante (tipo Argiolas o Sainte Maure)

+ 5/6 ctav di passata di pomodoro
olio, sale e origano

Mettere la pasta madre, la farina mescolata con il sale, una parte di acqua e l'olio in una ciotola e impastare aggiungendo pian pianino l'acqua restante (nella planetaria: metto gli ingredienti nello stesso ordine tranne il sale, faccio mescolare tutto a velocità 1, poi aggiungo l'acqua restante e il sale, quando tutto è amalgamato faccio ancora mescolare per 4 minuti a velocità 2).
Lasciar riposare l'impasto per circa 8 ore (io lo preparo la mattina per la sera).

Dopo 8 ore (nelle quali avrete avuto tutto il tempo per lavare e cuocere le bietole, ammirare l'impasto che lievita, guardare che tempo che fa, fare 3 lavatrici, due coccole ai gatti, telefonare agli amici, etc o, in alternativa, se è una giornata lavorativa, andare al lavoro e tornare, non rimane che preriscaldare il forno a 220° C, prendere l'impasto, dividerlo in 2, stenderlo e riempirlo con gli ingredienti indicati, mettendo (secondo noi è la combinazione giusta) il prosciutto sul fondo, poi la bietola e, infine il formaggio), chiudere il calzone, fare due incisioni sul sopra e cospargere di passata di pomodoro condita con origano, sale e olio.
Infornare e lasciar cuocere fino a che non avrà assunto la colorazione giusta (io cuocio i due calzoni insieme per cui opto per la soluzione "forno ventilato").

Non ho ancora sperimentato la cottura sulla pietra ollare o refrattaria, che mi incuriosisce molto e che mi dicono essere fantastica... per ora utilizzo le teglie sulle quali stendo bene un pochino di olio mescolato ad acqua, poi ci passo la farina, scuoto quella in eccesso e metto il mio impasto... questo è il miglior modo che ho trovato fino ad oggi per farla cuocere bene e con un effetto forno "vero" visto che l'impasto rimane sempre perfettamente staccato dal fondo.

giovedì 15 gennaio 2009

ancora minestre...



Secondo me la zucca migliore è quella arancione, che mi dicono essere la zucca di Comacchio o Ferrarese, è molto profumata, ha un sapore dolce e intenso, adatta sia per le minestre che per fare i cappellacci, il risotto, le quiches... a me piace in tutte le versioni!
Questa minestra è una delle mie preferite (... tra le tante!), è di facile esecuzione e il risultato è sempre molto "corroborante", mi fa sentire a casa, al calduccio.. o, come direbbero altri/e, "coccolosa"!
Ecco dunque la ricetta:


Vellutata di zucca

ingredienti
1 kg e 1/2 di zucca tagliata a dadini
3-4 scalogni
2 patate medie
2 carote
1 spicchio di aglio
brodo vegetale granulare
1lt e 250 di acqua
250 ml di latte
1 pizzico di noce moscata


Nella pentola a pressione (che solo dopo andrà in pressione) mettere gli scalogni, l'aglio, le patate e le carote ad insaporire, quindi aggiungere la zucca, salare e lasciare insaporire ancora 5-10 minuti.
Aggiungere l'acqua (preferibilmente già calda così non si interrompe la cottura) e il brodo granulare, spolverare con la noce moscata, mescolare bene tutto e chiudere la pentola a pressione.
Far cuocere sotto pressione per 20 minuti, quindi lasciar riposare, aprire la pentola, aggiungere il latte e frullare tutto con il frullatore ad immersione.
Guarnire con prezzemolo e/o erba cipollina (io preferisco il prezzemolo).
Volendo si può arricchire questo piatto con dei crostini di pane saltati in padella, oppure con dei cubetti di formaggio (non troppo saporito e tendente a filare, tipo un pecorino fresco...).

Come già detto altrove tutte le minestre acquistano sapore se lasciate riposare un pochino dopo aver terminato la preparazione... io generalmente le preferisco (addirittura) il giorno dopo!

lunedì 12 gennaio 2009

E' tempo di minestre!

Finite le festività è ora di cominciare un periodo "depurativo"... per affrontare in gran forma l'anno nuovo!

Cosa meglio di una minestra allora??
Perché due ricette? perché l'ingrediente di base è lo stesso: la barbabietola (o rapa) rossa, e l'obiettivo pure: una minestra, ma hanno due storie molto diverse.
La prima è di vaniglia e la definirei più "delicata", la base è la barbabietola rossa e poc'altro caratterizza questa minestra se non la presenza dell'orzo, per cui si deve proprio amare quel sapore lì, quasi terroso, delle barbabietole rosse (e a me piace! :P); l'altra invece ha tutto un altro carattere, deciso direi, e tanti altri ingredienti aiutano ad arrivare a questo carattere.

Zuppa di orzo e barbabietole rosse
ingredienti:
350 gr di barbabietole rosse
300 gr di patate
1 cipolla
1 lt e 1/2 di brodo (io uso quello vegetale)
150 gr di orzo perlato
olio, sale, pepe

Mettere sul fuoco una pentola capace con il brodo, far scaldare e, nel frattempo, mettere le cipolle tagliate sottili, le barbabietole rosse e le patate lavate e grattugiate alla julienne, salare e pepare.
Lasciar cuocere per 15 minuti ca., quindi aggiungere l'orzo perlato e far cuocere per 30 minuti, mescolando ogni tanto.
Trascorsi 30 minuti assaggiare, regolare di sale, condire con un filo d'olio e (volendo) un filo di panna acida (vaniglia dice che ci sta benissimo.. io non posso mangiarla quindi NIET!).


Un consiglio spassionato: tutte le minestre di verdure (giusto vaniglia??) acquistano sapore se lasciate riposare un pochino a fine cottura, quindi non fatele quando avete una fame da lupi e siete tornati/e a casa tardi... perché non ve le assaporereste fino infondo...

Bortsch

ingredienti:
450 gr di barbabietole rosse
1 cipolla
2 coste di sedano
1/2 peperone rosso
125 gr di champignons
1 mela (renetta)
3 ctav di olio di oliva
2 lt di brodo
1 cté di semi di cumino
1 pizzico di timo
1 foglia di alloro
il succo di un piccolo limone
sale e pepe

In una pentola capace mettere la mela e tutte le verdure pulite e tritate, aggiungere l'olio e 3 ctav di brodo, coprire e lasciar cuocere 15 minuti a fuoco basso, mescolando ogni tanto.
Mettere il cumino e far cuocere per 1 minuto ancora, poi aggiungere il restante brodo, il timo, l'alloro, il succo di limone, salare e pepare. Portare a ebollizione, poi coprire e abbassare la fiamma, lasciando così cuocere per altri 30 minuti a fuoco basso.
Scolare le verdure tenendo da parte il liquido di cottura. Frullare il preparato riducendolo in un puré.
Rimettere il puré di verdure nella pentola, aggiungervi i liquidi di cottura (tanto quanto i propri gusti, io amo anche le minestre più liquide, ma è soggettivo, per cui a voi l'ardua scelta). Aggiustare di sale.

Anche in questo caso è prevista la guarnitura con un filo di panna fresca e qualche fogliolina di aneto.